Descripción de la Exposición
Rabbia, repressione, violenza, guerra, paura, integrazione, odio, sangue, vendetta, crollo, spari, vita, morte, urla.
In tempo di guerra e di estrema povertà, le regole di un comportamento civile sono annullate, interrotte. In una vita normale nessuno oserebbe fotografare morti, feriti, sangue, vene che pulsano.
Nessuno vuole fotografare la disperazione umana, ma ci sono parti del mondo in cui nessun bambino, uomo o donna conosce la pace, la libertà, la possibilità di camminare senza la paura di non tornare più a casa. Nessuno proverebbe a fotografare un buco di un cecchino, le impronte sulla neve in un cimitero o fotograferebbe la tribù Dinka in una guerra disegnata sui loro volti. Nessuno ritrarrebbe, in un mercato affollato, burqa appesi come donne impiccate la cui alternativa al non essere visibile al mondo è la scelta del blu: blu cielo o blu oceano.
Esistono tribù che vivono in sintonia con la terra, il sole e il tempo. Vittime di uno scontro politico dove l’odio intensifica una difficile integrazione. Dove popoli apolidi, sospesi in acqua, illuminati da una incandescenza intima, senza confini, si inebriano in un’estasi liberatoria e celebrano un forte legame con il mare. Maschere e costumi tradizionali antichi narrano storie millenarie, donne che si stringono nei loro abiti, sono immagini che esprimono più di ogni parola.
Le vite umane di Manu Brabo, Fabio Bucciarelli, Jose Colon, Diego Ibarra Sánchez e Guillem Valle sono antipodi della società. Quella società costruita, che si sgretola nell’odio perdendo il senno, senza chiedersi se è giusto o sbagliato fotografare ciò che il mondo ci mostra. Il sentire fa parte di un processo interiore che essi portano a termine, trasmettendo quello che sta accadendo, regalandoci fotografie di rara bellezza.
Il compito del reportage è raccontare una storia, fotografarla nel modo in cui l’avrebbero raccontata loro. Si usa questo mondo, queste persone, queste famiglie, queste tribù per descrivere qualcosa di più grande e più importante, a rischio di usarli come esempio per le vittime. I fotoreporter si avvicinano con rispetto mostrando sincerità. È necessario essere sinceri nel propri intimo: in questi scatti c’è la loro storia e bisogna rispettarla. Una forte dedizione, coraggio ed intraprendenza sono riconosciuti a chi affronta tutto questo ogni volta, tracciando la guerra e i conflitti politici nei loro occhi, morenti in un presente abbandonato dal futuro.
Formación. 01 oct de 2024 - 04 abr de 2025 / PHotoEspaña / Madrid, España