Descripción de la Exposición
Ciclotrama: un racconto sensibile di spazio e tempo
L'arte è sempre il risultato di una costrizione. Credere che si levi tanto più alta quanto più è libera equivale a credere che ciò che trattiene l'aquilone dal salire sia la corda. (André Gide)
La corda, protagonista dell'arte, cinge i fianchi dei santi nelle grandi pale d'altare, precipita, come unico oggetto reale, dalla Vergine Maria ascesa dopo la morte, per cadere nelle mani di San Tommaso come prova divina. E, ancora, sorregge la croce sulle pareti francescane di Assisi, lei così sottile, prima rappresentazione moderna di prospettiva in quel Giotto che cambia la lingua da greca a latina. Instancabile, tesse la Storia dell'Arte nei Codici leonardeschi come mezzo che trasmette la forza alle sue macchine visionarie, si attorciglia sulle colonne barocche, assiste a impiccagioni e rivoluzioni per divenire finalmente "oggetto d'arte" nel XX secolo, assistendo in prima linea all'emancipazione dell'arte. Nuovi materiali per nuovi pensieri, è una questione di comunicazione: Cubismo, Futurismo, Costruttivismo, Dadaismo, un salto nella modernità assoluta dei linguaggi dove il tessuto, in particolare, "riveste" grandissima importanza nelle arti performative, nel teatro, negli happenings. Ma è con le avanguardie del Dopoguerra che l'oggetto corda acquista un suo valore pregnante: intendiamo, in particolare, le correnti dell'Anti-form e dell'Arte Povera ossia quando la processualità diviene in sé opera d'arte che riveste importanza maggiore rispetto allo stesso risultato. L'opera, come esito di un procedimento istallativo, è un insieme di elementi fisico-tattili inseriti in un contesto, le cui proprietà spazio-temporali sono fondamentali per stabilire un rapporto tra opera e fruitore. Il sentire emotivo dell'artista traspare costantemente dalla materia plasmata, si percepisce l'assenza delle rigidità delle forme geometriche minimaliste, non è arte programmata, ma arte-azione, che vive il tempo come momento creativo irripetibile e in costante divenire. Dai tessuti di Robert Morris alle opere di Eva Hesse, dalla "Trappola" di Pino Pascali alle "Tensioni" di Giovanni Anselmo, passando per gli alberi di Penone, il concetto di forma plasmata si spoglia delle caratteristiche scultoree "classiche", per trovare, in particolare lungo un asse al femminile, espressioni affatto nuove scevre dalla retorica monumentale, indirizzate a un racconto intimo e personale che si focalizza sui materiali. Marisa Merz, Silvie Fleury, Rosemarie Trokkel, Louise Bourgeois, Magdalena Abakanowicz, Yayoi Kusama, affondano le loro mani nel mondo degli alienati; outsiders dell'arte, esse descrivono traumi, ferite, psicosi, cuciono per scandagliare la sofferenza, per sanare, ma anche per interpretare il pensiero come filo da estrarre da una matassa confusa. È il filo di Arianna che si dipana in mille percorsi dichiarando, in senso nietzschiano, l'assenza e l'impossibilità, da parte della parola, di raggiungere la verità. Annette Messager, Ghada Amer e Maria Lai, maestre della fiber art, pervengono ad altri risultati usando il ricamo come poesia visiva.
Janaina Mello Landini inserisce la sua opera nel solco di questa poetica variegata indagando i principi universali che regolano gli eco-sistemi. Nella serie "Ciclotrama", una ricerca che dura da ormai da più di sette anni, la carica metaforica è altissima.
È indubbio che uno dei temi principali della serie sia il Tempo: Ma il tempo è troppo vasto, non si lascia riempire. Tutto ciò che uno vi getta s'ammollisce e si stira. Per esempio questo gesto della mano rossa, che raccoglie le carte incespicando, è fiacco. Bisognerebbe scucirlo e tagliarlo dentro, racconta Sartre riferendosi a un banale gioco di carte; eppure Janaina sembra proprio scucire il tempo dall'interno, dipanando, come in infiniti rigoli, i fili di un'unica corda in costanti biforcazioni, fino a raggiungere l'indivisibile sottilissimo ultimo appiglio che tutto regge e pone in equilibrio. Un susseguirsi di potenza e atto di aristotelica memoria secondo un processo a ritroso che de-struttura l'oggetto, evidenziando un respiro vitale. Tempo ciclico e tempo progressivo, uno legato alla natura, l'altro all'uomo: in Ciclotrama 16 (2014) Janaina sembra interpretare il "memento mori" delle nature morte barocche inserendo una mela che marcisce tra fili variopinti che sembrano tentare di proteggerla e salvarla dall'inevitabile. Ciclotrama è anche custode di memoria quando i fili si arrampicano come edera su piccoli oggetti. Forse il tempo, come sostiene José Saramago, non è una corda che si può misurare a nodi, ma una superficie obliqua e oscillante che solo la memoria riesce a far muovere e avvicinare, certo è che Janaina è riuscita con i suoi lavori a descrivere il rapporto tra spazio e tempo meglio di un'equazione matematica, inserendo la variabile emozionale che scioglie calcoli e numeri aurei in struggente poesia.
In questo suo essere arte, natura, pensiero, la ricerca di Janaina Mello Landini si pone tra le più interessanti, riconosciute e apprezzate a livello internazionale. Un'altra felice proposta della Galleria Macca, che si conferma sempre più come punto di riferimento dell'arte contemporanea dell'Isola, muovendo ponti tra continenti.
Efisio Carbone
Exposición. 13 dic de 2024 - 04 may de 2025 / CAAC - Centro Andaluz de Arte Contemporáneo / Sevilla, España
Formación. 01 oct de 2024 - 04 abr de 2025 / PHotoEspaña / Madrid, España